domenica 3 gennaio 2010

Il ritorno dei Marchi anni '80



Appena dopo Natale, avevo pubblicato sulla mia pagina di Facebook, alcune pubblicità degli anni '80, prese dalla Galleria Online Spot80, su cui vado ogni tanto a deliziarmi con tanti piccoli capolavori che hanno contraddistinto la mia fanciullezza. Una delle tre pubblicità che avevo pubblicato è stata quella dell'Alka Seltzer, in cui una coppia yuppie ha appena salutato gli ultimi ospiti di una cena in casa, e invece di darsi da fare per ripulire l'appartamento, si appresta ad una notte ancora lunga, previo brindisi con acqua ed Alka Seltzer.
Solo pochi giorni, e un prodotto a lungo trascurato, torna ad essere promosso in televisione, con una pubblicità molto più pragmatica, con una ragazza che si accascia sulla sedia con una luce lampeggiante sullo stomaco, a simboleggiare una digestione difficile. A stretto giro di posta, ecco ritornare prepotentemente in TV le latterie Soresina e, udite udite, l'ORZO BIMBO!!!
Le latterie Soresina non erano in realtà cadute nel dimenticatoio, anzi pochi anni fa avevano fatto una campagna anche piuttosto simpatica, ma la nuova pubblicità, mirata nello specifico al formaggio grattugiato Gran Soresina, batte insistentemente sul tasto del Nome del Marchio, ripetuto ossessivamente, un tipo di strategia che può avere maggiormente effetto su chi ha qualche anno in più ed associa a questo marchio una notorietà maggiore di quella degli ultimi anni, e costruitasi appunto negli anni '80.
La stessa cosa succede nella nuova campagna dell'Orzo Bimbo: un intervistatore fa una serie di domande ad una passante, e questa risponde solo Orzo Bimbo, in continuazione.
Come avviene per la musica, con le trasmissioni revival che celebrano la musica di 20 anni prima, e per il cinema, in cui si portano sul grande schermo personaggi di serie televisive di 20 anni prima, si cerca di ripetere lo stesso schema nella pubblicità. Chi era bambino negli anni '80 oggi è capofamiglia, e dovrebbe riscoprire l'affetto per i marchi famosi della sua infanzia.
Basterà solo questo? O il consumatore del 2010 è più complesso e selettivo, tanto da non farsi ipnotizzare solo da un nome?


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